Tragedia in cinque atti, in prosa di Gabriele D'Annunzio,
rappresentata a Parigi nel 1898 da Sarah Bernhardt. Nell'Argolide "sitibonda",
presso le rovine di Micene "ricca d'oro", vive un poeta, Alessandro, pieno di
pietà per la moglie cieca, ma innamorato d'una fanciulla, Bianca Maria,
che lo ricambia. La cieca sente di costituire un ostacolo per la realizzazione
di quella felicità, e pensa di uccidersi. Ma ecco che un altro dramma si
innesta su questo: Leonardo, appassionato dissotterratore d'antichità,
cova un incestuoso amore per la sorella Bianca Maria, che lo porta forse per
gelosia, forse per liberarsi dall'orrenda passione ad ammazzarla. La tragedia,
in cui è sviluppato il solito tema dannunziano del superuomo, vive
più nelle parole e nell'orpello delle immagini che in un'acuta analisi
dei personaggi.